PLUHM – Canzoni dell’io nudo

“Canzoni dell’io nudo”, come esemplificato dal titolo, è un viaggio dentro me stesso, è forse l’album più trasparente ed autobiografico che abbia mai composto. È l’album in cui racconto gli stati e le tempeste con cui convivo da sempre. È un viaggio introspettivo in discesa nel mio essere più profondo, ma è anche la forza con cui riesco sempre a superare tutto.

In questo periodo i miei ascolti, come sempre sono abbastanza variegati, anche se si stanno assestando su roba prettamente ambient e drone: Tim Hecker, Rafael Anton Irisarri, William Basinski, il sardo e bravissimo Saffronkeira. Ma anche altra roba, come Sigur Ros (da sempre nel mio lettore), Kilimanjaro Darkjazz Ensemble, Mansur, Subheim, Boris, Swans, The Body, Autechre, Sumac…Pluhm è nato, dopo Photographs, dalla mia voglia di raccontare storie tramite canzoni mute. Dalla voglia di arricchire l’ambiente drone, che amo, con molteplici influenze personali, maturate in quasi 20 anni, ormai, di “carriera” musicale. Volevo creare un prodotto personale, profondo, emozionante, senza l’uso della voce che ha da sempre contraddistinto le mie composizioni.

Il tuo album è stato pubblicato dall’etichetta Rum Fixion Records; come è nata la tua collaborazione con questa etichetta?

Da quando ho pubblicato il primo album, mi hanno adocchiato, e alla fine ho ceduto. È una piccola etichetta australiana che mette talmente tanta passione e serietà in quello che decidono di pubblicare, finendo per farsi amare dal sottoscritto (a differenza di certe etichette più blasonate che vogliono solo ricavare un profitto dalla tua musica e gliene frega parzialmente o nulla di ciò che fai).

Sò che sei anche un’amante della fotografia, c’è un approccio fotografico anche nella tua musica?

La fotografia da sempre influenza la mia musica e viceversa, sia che sia un’immagine reale o solo frutto del mio inconscio. Le mie musiche, soprattutto quelle di “Canzoni dell’io nudo”, fotografano il mio io più profondo allo stato attuale, come fotografie interiori nella mia mente che vengono buttate fuori attraverso le mie composizioni.

Che strumenti hai utilizzato per quest’album? Hai un modo di comporre che prediligi?

Per quest’album ho utilizzato pochi strumenti (come ormai succede da tanto tempo): Modal Argon 8, Polyend Medusa, Elektron Model Samples, 3 effetti fantastici che sono l’Elektron Analog Drive, l’Acnoises Respira e lo Strymon Nightsky. Poi, ovviamente, parlando del mio modo di comporre in particolar modo con questi strumenti, mi piace inizialre dall’Argon 8 fatto passare all’interno del Nightsky, per imporntare un’idea e creare uno scheletro di traccia che poi vado ad arricchire con altri strumenti e ad editare all’interno di Logic X. Successivamente, è tutto un tagliare, ricomporre, “reversare” (si può dire?), arricchire con alcuni plugins bellissimi come il piano di Felt Instrument e altre piccole meraviglie che mi permettono di raggiungere ciò che ho in testa.

Progetti per il futuro?

Progetti per il futuro non ne ho parecchi, sono ormai in un età in cui vedo la musica come semplice terapia per stare bene nel mondo circostante, ma se tra poco mi contattasse una label a caso (Denovali? Erased Tapes? Warp?) non ci sputerei mica! Ahah!

Grazie a Lucio Leonardi

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